La storia della ceramica a Burgio ha inizio alla fine del XVI secolo con l’arrivo di alcune famiglie di ceramisti provenienti da Caltagirone. Le possibilità che il territorio offriva per quantità e qualità dell’argilla, la disponibilità del carbone facilmente reperibile dai numerosi boschi, la presenza del torrente Garella, la richiesta crescente del mercato legato allo sviluppo edilizio dei paesi vicini, non sfuggì agli esperti ceramisti di Caltagirone che si trasferirono con le loro famiglie intorno 1589 per esercitare la loro arte.
Primo tra tutti si trasferì Vincenzo Maurici con il figlio Matteo, successivamente Antonio Merlo, Bartolomeo Daidone, Pietro Gangarella, Giuseppe Savia, Nicola e Giovanni Maurici, esperto nella costruzione di fornelli per la calcinazione dello stagno ed in ultimo Giacomo Sperlinga e Stefano Vinci. Gli artigiani aprirono le loro botteghe in diversi quartieri della città, molti contrassero matrimonio con ricche possidenti del luogo e mantennero per molto tempo contatti commerciali con la città di origine soprattutto per l’acquisto degli ossidi e dello smalto.
La prima produzione burgitana è naturalmente in sintonia con quella calatina ed è testimoniata dai frammenti ceramici di vasellame, caratterizzati da una decorazione vegetale essenzialmente in bianco e blu con qualche tocco di colore giallo e verde, rinvenuti durante i lavori di scavo condotti dalla Soprintendenza di Agrigento, nel vecchio rione dei figuli detto “ nall’arte”, dove una volta si trovavano le antiche fornaci a ridosso delle cave di argilla.
I motivi decorativi sono soprattutto tratti dal repertorio tradizionale della ceramica di Caltagirone: motivi vegetali e floreali stilizzati, animali, ritratti maschili e di donne, caratterizzate da particolari acconciature e arricchite da gioielli.
Molto poco rimane della produzione pavimentale delle botteghe, tranne frammenti esistenti in collezioni private: alcuni probabilmente provenienti dalla distrutta Prioria normanna di Santa Maria di Adriano, che ripropongono la tipologia dei tozzetti calatini monocromi in blu, decorati con elementi fitomorfi stilizzati e geometrici, alternati con mattoni in cotto, o quelli di una collezione privata, tra i quali un interessante esemplare con la raffigurazione di un ritratto virile che tiene in bocca un fiore con un inconsueto copricapo , ed altri con motivi decorativi tradizionali come uccelli e palmette, e motivi nuovi come il leone rampante, o il suonatore di tromba.